Preoccupante passo indietro del Ministro Fioroni in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche. Appena una settimana dopo averla celebrata nella “nota di indirizzo” del 1° settembre, ha emanato una Direttiva di segno opposto, che riesuma i Provveditorati, sotto la denominazione di Uffici Scolastici Provinciali. Un non esaltante esempio di riscoperta del vecchio, di cui nessuno avvertiva la necessità.
Si tratta di una contraddizione grave, sulla quale non possiamo tacere il nostro dissenso. Dissenso che è di metodo e di merito.
Nel metodo: la materia su cui si è intervenuti è di natura regolamentare, più volte rimaneggiata negli ultimi anni con lo strumento dei D.P.R. (il più recente è il n. 319 del 2003). A monte dei regolamenti sta poi un Decreto Legislativo del 1999, il n. 300, ripreso e modificato in profondità da una legge recentissima di questo stesso Governo, la n. 233 del luglio scorso. E’ pur vero che il Ministro non è nuovo ad interventi al limite delle norme, e qualche volta al di là. Basterà ricordare la modifica del Decreto Legislativo 59/04 per via di sequenza contrattuale; o l’intervento sulle “primine” attraverso una nota del Capo di Gabinetto che dal silenzio della legge faceva discendere un divieto, con tanti saluti al diritto positivo.
Forse il coro di elogi – cui noi non ci siamo associati – per questi interventi ha consolidato in taluni uffici del suo ministero la convinzione che il rispetto per la gerarchia delle fonti normative costituisse ormai un impaccio privo di senso. Si tratta a nostro parere di un errore, foriero di altri e più gravi errori nel merito.
A proposito del quale, è sorprendente che si siano volute estendere le competenze dei CSA, quando – come è sotto gli occhi di tutti – essi non sono in grado di svolgere neppure i loro compiti attuali: talché andrebbero semplicemente aboliti. A suo tempo avevamo criticato la scelta del Ministro Moratti di non attivare i previsti CIS, che avrebbero dovuto svolgere funzioni di supporto e di consulenza all’autonomia delle scuole: ma avevamo riconosciuto il fondamento della motivazione addotta per quella decisione, e cioè che il personale degli uffici non aveva le competenze necessarie. A distanza di cinque anni, e dopo aver constatato che neppure i servizi amministrativi – che dovrebbero essere il loro pane quotidiano – vengono garantiti in modo accettabile, si attribuiscono agli stessi nuovi compiti, molti dei quali richiederebbero profili scientifici di alto livello. E questo avviene mentre si ridimensionano altri Enti, come l’INVALSI, che di quei profili sono la sede naturale.
No, per questa via non si aiutano le scuole a far crescere la propria autonomia: celebrata, una volta di più, solo a parole. Non è difficile prevedere quale sarà l’esito di questa scelta: gli uffici amministrativi, chiamati a “monitorare” e “supportare” la progettualità, agiranno nel solo modo in cui sanno agire, cioè in via burocratica. Rilevazioni, questionari, verifiche, richieste di dati: una marea di carte che finiranno nel consueto buco nero degli archivi da cui nulla riemerge, salvo occasionali contestazioni per l’inadempimento formale. Per non parlare dell’altro e più grave limite della cultura amministrativa, cioè la ricerca della conformità ad un modello unico: l’esatto contrario dell’autonomia, che è sviluppo della differenziazione e ricerca della flessibilità.
Né va meglio per le altre competenze neo-attribuite, come quelle in materia di sicurezza degli edifici scolastici, della quale sono titolari gli enti locali: c’era proprio bisogno di ulteriori medici improvvisati al capezzale di un malato che soffre (anche) per l’eccesso di soggetti che dovrebbero prendersene cura? Abbiamo proposto negli scorsi mesi un intervento legislativo che semplificasse radicalmente il regime delle responsabilità in materia: e la risposta è un nuovo (e sostanzialmente incompetente) livello di competenza?
Non dovrebbe sfuggire a nessuno – meno che meno agli stessi responsabili dei CSA – che questa Direttiva è anche per loro un dono avvelenato. In perenne carenza di organici e di personale in grado di far fronte alle quotidiane emergenze, si troveranno a dover affrontare altre incombenze per le quali non sono preparati e non hanno i mezzi neppure materiali. La medaglietta di Uffici autonomi – non più solo sportelli sul territorio degli Uffici Regionali – può forse gratificare le ambizioni di qualche funzionario di vertice: ma è un compenso sufficiente per il sovraccarico di lavoro che sta per abbattersi su di loro?
E, soprattutto, fino a quando le scuole dovranno subire i ritardi di uffici che non sanno o non vogliono guardare avanti e dialogare con i nuovi livelli di autonomia funzionale o locale?