Si è svolto oggi il previsto incontro fra il Ministro Giannini e le OO.SS. rappresentative del comparto scuola e dell’area V. E’ questa la prima occasione ufficiale per un confronto di posizioni, a parte il breve incontro del 23 marzo, tutto dedicato alla vicenda del concorso toscano. Purtroppo, causa impegni istituzionali del Ministro, lo scambio di vedute è stato relativamente veloce ed è servito per un primo inventario delle questioni sul tappeto, senza che sia stato possibile in questa fase entrare nel merito.
Il Ministro ha esordito ricordando che, all’inizio del suo mandato, si era auto-assegnata un tempo di “ascolto” di tre mesi, per orientarsi e scegliere le priorità. Questo tempo sta per scadere e la sua richiesta agli interlocutori sindacali è stata quella di fornire il proprio punto di vista per chiudere il cerchio delle posizioni in campo sulle principali questioni.
L’Anp ha rappresentato brevemente una serie di punti:
-apprezzamento per le dichiarazioni programmatiche del Ministro alle Camere, con specifico riferimento alle affermazioni su merito e carriera dei docenti, all’esigenza di semplificazione e di riordino dell’Amministrazione;
-auspicio che – esaurito il tempo dell’attesa e dell’ascolto – si passi quanto prima a quello delle realizzazioni concrete;
-richiamo all’emergenza rappresentata dal reclutamento dei dirigenti scolastici, sulla quale occorre intervenire al più presto in modo organico e non solo per tamponare il caso toscano. Non è più possibile limitarsi a rimedi tampone, né rassegnarsi al fatto che ormai i dirigenti delle scuole escano fuori da sentenze dei tribunali anziché da una valutazione professionale delle loro capacità;
-altra emergenza che riguarda i dirigenti, quella del Fondo Unico Nazionale, che sembrava ad un passo dalla soluzione a fine gennaio e della quale si sono smarrite le tracce nelle ultime settimane;
-allargando la prospettiva, è urgente intervenire sul FIS per ripristinarne la consistenza; non solo per distribuire risorse al personale, ma per consentire alle scuole l’esercizio di un minimo di autonomia e di flessibilità nel programmare ed attuare l’ampliamento dell’offerta formativa;
-necessità di avviare operativamente la valutazione delle scuole, in attuazione del DPR 80. Si tratta di un’esigenza non più differibile, che fra l’altro è anche legata strettamente all’autonomia. Senza valutazione, l’autonomia delle scuole è un rischio. Ora che il regolamento esiste, non ci sono più alibi per non accelerare il processo;
-necessità di ripensare la scala della pressione amministrativa sulle scuole. Se è vero che esse sono a pieno titolo pubbliche amministrazioni, le loro dimensioni, le loro strutture e le loro esigenze sono di un ordine di grandezza ben diverso da quello delle amministrazioni centrali. Troppe volte negli ultimi tempi si sono emanati regolamenti attuativi di norme di per sé positive e condivisibili, ma li si è caricati di adempimenti e di sovrastrutture pensati sulla dimensione dei Ministeri e non su quella delle singole scuole;
-infine, necessità di pensare ad un nuovo Testo Unico delle leggi sull’istruzione, che sfoltisca e razionalizzi la giungla normativa che si è venuta a creare. All’interno di questa operazione di riordino, dovrà trovar posto anche la riforma degli organi collegiali, ormai vecchi di quarant’anni e del tutto inadeguati alle esigenze di funzionamento delle scuole di oggi.