Avevamo già dato notizia (https://www.anp.it/anp/doc/perequazione-retributiva-per-i-dirigenti-scolastici) della nostra intenzione di promuovere in autunno alcuni ricorsi-pilota sulla questione della perequazione retributiva interna fra i dirigenti scolastici. La materia è stata studiata in modo approfondito dai nostri consulenti legali e siamo adesso in grado di presentare un articolato programma di azioni.
Va subito detto che la retribuzione dei dirigenti scolastici è diventata nel tempo una sorta di ginepraio di difficile lettura. Dopo che l’Ufficio Centrale di Bilancio ha bloccato la registrazione dei contratti integrativi regionali relativi al 2012-2013, ogni USR si è mosso per proprio conto, adottando le soluzioni più diverse (e tutte illegittime) per “auto tutelarsi” a spese dei dirigenti. Il risultato è che alla mancata perequazione esterna (verso gli altri dirigenti) ed interna (fra gli stessi dirigenti delle scuole) si è venuta ad aggiungere una terza sperequazione territoriale, per effetto della quale la retribuzione varia – ed anche di molto – da una regione all’altra, a parità di fascia di complessità dell’istituzione scolastica.
Il nostro primo sforzo è stato quindi quello di “censire” le diverse situazioni esistenti e poi di raggrupparle per analogie e differenze. Il risultato è stato quello di identificare quattro diverse tipologie di criticità, per ognuna delle quali il nostro studio legale ha messo a punto un distinto approccio:
– mancato o incompleto pagamento della retribuzione di posizione parte variabile (riguarda i dirigenti assunti a partire dal 2012 in alcune regioni – in alcune province della Sardegna riguarda tutti);
– mancato o incompleto pagamento della retribuzione di risultato (riguarda molte regioni);
– mancato pagamento dell’indennità di reggenza parte variabile (in qualche regione anche la parte fissa): riguarda quasi tutte le regioni meno Abruzzo, Lazio, Molise, Puglia e Toscana;
– perequazione interna: riguarda tutti i dirigenti assunti a partire dal 2007 per effetto di concorso ordinario, che non percepiscono né la RIA né l’assegno ad personam.
Le prime tre situazioni – pur nella loro diversità – sono accomunate da una caratteristica: si tratta della mancata corresponsione di un compenso contrattualmente dovuto a fronte di una prestazione già resa. Queste situazioni non dovrebbero richiedere una vera e propria causa di lavoro, in quanto il corrispettivo è noto e si è solo in presenza di un inadempimento del debitore (l’Amministrazione). Si è quindi deciso di procedere tramite una diffida ad adempiere, seguita – se del caso – da un decreto ingiuntivo. I colleghi interessati sono tutti stati contattati via e-mail ed invitati a presentare la documentazione necessaria, con il supporto della nostra rete provinciale ed il coordinamento della sede nazionale. La prima fase è a totale carico dell’Anp. Se si renderà necessario ricorrere ai decreti ingiuntivi, sarà richiesto un contributo alle spese.
La quarta situazione è la più critica, in quanto il diritto alla perequazione è di natura equitativa, ma non sancito da una norma positiva. D’altro canto, il protrarsi sine die della moratoria contrattuale impone l’obbligo di praticare l’unica via rimasta, che è quella del ricorso ai tribunali del Lavoro.
Come è noto, la giurisprudenza in materia è lungi dall’essere ad oggi consolidata. Ci sono, a nostra conoscenza, solo quattro sentenze favorevoli ai ricorrenti a fronte di numerose altre contrarie: tuttavia vale la pena di avviare comunque dei ricorsi-pilota, per cercare di estendere il numero delle pronunce positive.
Sono stati quindi individuati quattro Tribunali del Lavoro, sulla base di considerazioni tecnico-legali sviluppate dai nostri consulenti. Queste sedi sono quelle di Torino, Varese, Velletri e Taranto.
In ciascuno di questi territori, tutti i colleghi dirigenti assunti per concorso ordinario sono stati invitati a presentare la documentazione necessaria tramite le nostre strutture provinciali. Tutta l’attività di predisposizione, presentazione e gestione del ricorso sarà gestita dalla sede nazionale Anp.
Questo insieme di azioni comporta la gestione di diverse decine (potenzialmente, diverse centinaia) di vertenze nei prossimi mesi, senza ovviamente la garanzia di un esito positivo in tutti i casi. Fra l’altro, nel caso della vertenza più complessa (quella relativa alla perequazione), diamo per scontato che l’eventuale sentenza favorevole di primo grado sarà sicuramente appellata dall’Amministrazione: con ulteriori costi e il dilatarsi dei tempi.
Non riteniamo quindi utile, né materialmente possibile, allargare ulteriormente il campo, almeno nell’immediato. E’ ovvio che l’esito positivo di quante più azioni possibile fra quelle proposte, oltre a portare benefici economici per i singoli, allargherà e consoliderà le basi per promuovere iniziative analoghe in favore degli altri.
La visione che abbiamo del ruolo ci porta – come ci ha sempre portato – a rifiutare la logica dell’egoismo, cioè della ricerca del beneficio individuale a scapito dei colleghi. In una corsa disordinata di tutti a tentare la sorte per conto proprio abbiamo tutti da perdere: i singoli sul piano economico, la categoria qualora dovessero moltiplicarsi le sentenze sfavorevoli, favorite dalla scelta non meditata delle sedi giudiziarie e dall’improvvisazione nella scelta delle strategie processuali. Siamo convinti che una gestione razionale e progressiva dell’insieme delle azioni necessarie costituisca l’approccio in grado di produrre i migliori frutti.