Si è svolto oggi il previsto incontro fra il Ministro e le organizzazioni sindacali rappresentative del comparto e dell’area. Oggetto: il confronto sul Disegno di Legge sulla Buona Scuola, approvato dalla Camera ed ora approdato all’esame del Senato con il nuovo numero AS 1934.
Tutte le sigle del comparto presenti al tavolo hanno seguito uno schema comune: no a maggiori poteri per il dirigente, no alla valutazione, no alla premialità individuale, ampliamento del piano assunzionale e rinvio del concorso, contrattualizzazione di tutte le somme previste a vario titolo per il personale.
Intervenendo per Anp, Rembado ha tenuto una linea diversa. Premesso che, durante il passaggio alla Camera, il testo del disegno di legge è stato molto appesantito, fino a raggiungere le 88 pagine, questa espansione quantitativa si è rivelata inversamente proporzionale sia alla qualità della produzione normativa, sia alla carica innovativa di essa. Sono state impiegate molte più parole di prima, ma solo per rendere più oscuro il senso e per omettere o stravolgere passaggi significativi presenti nella versione originaria.
Tali sono in particolare gli aspetti relativi all’autonomia delle scuole, oggi difficile da individuare nella marea di commi e paragrafi che ne prescrivono contenuti e modalità di esercizio; e quelli relativi ai poteri del dirigente, anch’essi sforbiciati e stravolti nella loro portata. Al riguardo, Rembado ha sottolineato che non c’è alcun bisogno di nuove definizioni del profilo, che ha trovato compiuta descrizione nel DLgs. 165/01. Quello di cui c’è bisogno sono gli strumenti per dare sostanza a quel profilo e per assicurare il raggiungimento dei nuovi e più ambiziosi obiettivi che il DdL dichiara di voler realizzare. E, a tal proposito, ha richiamato ancora una volta la questione del ruolo unico della dirigenza statale, come pre-condizione per conferire ai dirigenti della scuola l’investitura, anche formale, necessaria all’efficacia della loro funzione.
Anp ha chiesto che, durante il passaggio al Senato, vengano ripristinati tutti i passaggi più rilevanti relativi ai poteri del dirigente, che sono stati depotenziati dalla Camera; in subordine, che non vengano operati ulteriori interventi peggiorativi. Chiede inoltre che venga mantenuto o recuperato l’impianto originario relativo alla chiamata degli insegnanti, alla loro valutazione, al periodo di prova, alla premialità.
In chiusura, il Ministro ha ripreso i temi principali, indicando in particolare nella valutazione la chiave per un reale miglioramento della scuola. Quanto ai poteri del dirigente, ritiene che non si debba limitarli ulteriormente e che, sotto questo profilo, la Camera sia già intervenuta troppo. Infine, ha rivolto un invito alle parti sociali affinché vogliano tenere gli scrutini finali e gli interessi dell’utenza al riparo dalle conseguenze di un confronto che non li riguarda e che non dovrebbe ripercuotersi sulla delicata funzione valutativa, cui invece occorre assicurare piena regolarità e la serenità di tutti gli attori coinvolti.