Sul Corriere della sera di oggi – 5 luglio 2017 – è pubblicato un interessante articolo di Sabino Cassese sui mali che affliggono le procedure concorsuali in Italia e sui possibili rimedi.
“Costi amministrativi molto alti per lo svolgimento delle prove, una grande quantità di ore destinate dai concorrenti a memorizzare nozioni. Il sistema dei concorsi pubblici non funziona e va abbandonato?” si chiede Cassese. Nella risposta c’è la ragione per cui i concorsi non vanno abbandonati, ma migliorati. Imparzialità, eguaglianza delle opportunità e competenza degli impiegati pubblici sono stati i valori alla base del meccanismo di selezione introdotto nella nostra Costituzione.
Ma la parte dell’articolo che qui preme sottolineare è che Cassese, tra l’altro, propone di introdurre momenti che consentano di “valutare la formazione, l’esperienza, la capacità di risolvere problemi, le attitudini” e, pertanto, suggerisce di “nominare nelle commissioni di concorso psicologi e esperti di risorse umane”.
Questa è stata da sempre anche una battaglia di ANP che ritiene che, nelle procedure di reclutamento del personale, il percorso dovrebbe prevedere una selezione sulla base dei requisiti fondamentali di attitudine alla professione, requisiti indispensabili per una scuola di qualità e per innalzare i livelli di apprendimento degli alunni.