Riteniamo necessario esprimere alcune considerazioni in relazione all’accordo, sottoscritto recentemente dal Ministro Bussetti e da quasi tutti i sindacati della Scuola, che prevede l’immissione in ruolo di un rilevante numero (60/70 mila) di docenti precari attraverso modalità che vanno dal concorso, riservato a chi ha lavorato 36 mesi, fino alle abilitazioni, riservate a chi ne è sprovvisto, propedeutiche a successiva assunzione. L’impegno, manifestato pochi mesi fa dallo stesso Ministro, volto ad assicurare che l’accesso ai ruoli della Scuola, come ad ogni altro impiego della pubblica amministrazione, debba avvenire mediante un concorso uguale per tutti, è stato disatteso. Le difficoltà manifestate dal nostro sistema educativo – messe in luce da numerose indagini nazionali e internazionali – richiedono un corpo docente di sicura qualità per conseguire livelli di preparazione e competenza paragonabili alle migliori esperienze formative in Europa e nel mondo.
Questa modalità di reclutamento, tra l’altro, cancella anche quelle modeste verifiche psico-attitudinali previste dal concorso ordinario; l’accesso dovrebbe essere comunque accompagnato dalla creazione di un’autentica carriera docente, oggi del tutto assente nella nostra scuola, in grado di incoraggiare i migliori laureati – e in particolare quelli di cui c’è carenza – a intraprendere la professione dell’insegnante. Occorrerebbe un cambio di rotta che valorizzasse, finalmente, la funzione docente riconoscendone appieno la professionalità e incentivando, anche sul piano retributivo, le migliori risorse.
L’ANP esprime rammarico per il fatto che, nella ricerca del consenso – in sé
legittima – si sia perduta, come purtroppo accaduto anche in passato, una
importante occasione di cambiamento.