Come tutti abbiamo letto del brutale assassinio di Willy, il ventunenne picchiato a morte per aver provato a difendere un amico. L’episodio ci lascia sgomenti e addolorati e l’ipotesi avanzata dagli inquirenti che i picchiatori abbiano infierito su di lui per il colore della pelle aggiunge orrore al dolore.
In questi mesi in tanti hanno parlato di scuola, didattica, banchi, metri quadri e metri statici, di riapertura e termo-scanner e in tutto questo gran parlare forse qualcuno ha perso di vista la missione più profonda della scuola: insegnare a tutti a convivere con i nostri simili nel reciproco rispetto. La scuola ha il grande privilegio di parlare a tutti i bambini e i ragazzi, di aiutarli a crescere, di fornire loro gli strumenti per orientarsi, insieme, nella vita.
Quando accadono fatti così gravi, noi che viviamo la scuola più degli altri abbiamo il dovere di interrogarci per capire cosa sia venuto meno, cosa sia possibile fare per incidere maggiormente, per insegnare che la violenza e il razzismo vanno rifiutati sempre e comunque.
Dai prossimi giorni si riaffaccerà, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, l’insegnamento dell’educazione civica. Potremmo ripartire proprio da qui per contribuire a preparare le nuove generazioni all’apertura verso gli altri, al rispetto e alla pratica della convivenza civile.
Tutto questo assume particolare rilievo in un momento che, per la sua complessità, potrebbe portare a chiusure ed egoismi di ogni tipo.
La scuola, ancora una volta, è un valore aggiunto.
La scuola fa la differenza.