La legge 178/2020 ha previsto numerosi investimenti per la scuola, segnando un cambio di passo rispetto a quanto avvenuto negli ultimi anni. Tuttavia, si tratta di risorse ancora insufficienti a garantire il recupero del gap, strutturale e infrastrutturale, accumulatosi nei decenni in un settore così nevralgico per lo sviluppo del Paese.
Prendiamo atto delle misure relative all’incremento dell’organico dei docenti di sostegno e di potenziamento della scuola dell’infanzia e dell’estensione delle attività di formazione sull’inclusione a tutto il personale docente. La prima misura, infatti, tende a garantire continuità e stabilità alle attività didattiche rivolte agli studenti con disabilità e, per quanto concerne la scuola dell’infanzia, a sopperire con maggiore tempestività alle assenze brevi e saltuarie del personale. La seconda costituisce un primo significativo passo verso l’adozione di un piano di formazione “permanente strutturale e continuo” per una reale innovazione didattica in chiave effettivamente inclusiva. Sul primo profilo, tuttavia, attendiamo che sia data attuazione, mediante apposito decreto ministeriale, alla disposizione di cui all’art. 14, comma 3, del d.lgs. 66/2017 che prevede che al fine di agevolare la continuità educativa e didattica di cui al comma 1 e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente e l’eventuale richiesta della famiglia per i posti di sostegno didattico, possono essere proposti, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico e con titolo di specializzazione per il sostegno didattico di cui all’articolo 12 ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo, ferma restando la disponibilità dei posti e le operazioni relative al personale a tempo indeterminato, nonché quanto previsto dall’articolo 1, comma 131, della citata legge n. 107 del 2015.
Auspicata era anche la stabilizzazione di mille assistenti tecnici nelle scuole del primo ciclo, disposizione che recepisce l’esigenza di supportare le scuole del primo ciclo nel rapido processo di innovazione tecnologica che la fase emergenziale sta accelerando.
Rileviamo con soddisfazione che la legge ha recepito un’istanza che l’ANP ha sempre rappresentato: l’abbassamento dei parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Si tratta di un intervento nell’ambito della razionalizzazione e della programmazione della rete scolastica per il solo anno scolastico 2021-2022 che risulta funzionale alla tenuta del sistema scolastico in un anno che risentirà, inevitabilmente, delle conseguenze dell’attuale situazione emergenziale.
Non condividiamo, invece, le scelte che non consentono di ridare centralità vera alla scuola.
In vari documenti abbiamo individuato le aree strategiche sulle quali sarebbe stato necessario intervenire con misure di impatto a medio e lungo termine.
Sull’edilizia scolastica, ad esempio, risultano stanziate risorse aggiuntive, ma queste appaiono frammentate in misure di carattere per lo più emergenziale che non consentono di pianificare una progressiva e sistematica messa in sicurezza degli edifici. La gravissima e prevedibile continuità con cui crollano solai e controsoffitti avrebbe dovuto richiedere decisioni più incisive. Sorprende poi che vengano investiti 40 milioni di euro per la costruzione di scuole innovative nei comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti delle regioni Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna con l’obiettivo anche di contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni del Mezzogiorno. A nostro avviso, non solo non si coglie una visione di ampio respiro sulla strutturazione di ambienti di apprendimento adeguati a una didattica innovativa e a lezioni non frontali, ma non si comprende neppure come questa misura possa contrastare uno spopolamento determinato, in realtà, non certo dall’appeal degli edifici quanto piuttosto dalla denatalità e da condizioni economiche di svantaggio che hanno innescato, e continuano ad alimentare, flussi migratori interni ed esterni al Paese.
Inoltre, il comma 810 dell’articolo 1 destina i fondi già stanziati dalla legge 160/2019 per altri fini, ma senza incrementarli, anche a interventi di cablaggio nelle scuole di province e città metropolitane. Questa misura, peraltro riguardante solo le scuole del secondo ciclo, risulta inadeguata allo scopo poiché non incide sulle reali problematiche evidenziate dalla didattica a distanza – che ha enfatizzato e, in taluni casi, aumentato la povertà educativa – e non prevede il cablaggio a banda larga come prioritario rispetto alle altre finalità individuate.
Constatiamo anche che nel testo di legge manca qualsiasi riferimento ad alcuni interventi che, a nostro parere, risulterebbero determinanti per una scuola basata su una nuova visione di sviluppo e di miglioramento, ovvero risorse da utilizzare nel rinnovo del CCNL del comparto per l’introduzione del livello contrattuale dei quadri, cioè figure intermedie tra il ruolo del docente e quello del dirigente, e la piena valorizzazione del personale docente anche attraverso l’istituzione di una specifica carriera.
Se, infine, è senz’altro positivo lo stanziamento di 25,8 milioni di euro nel 2021 per il FUN 2019/2020 dei dirigenti scolastici da destinare alla copertura delle maggiori spese sostenute nell’anno scolastico 2019/2020 in conseguenza dell’ultrattività dei CIR 2016/2017, dall’altra osserviamo che si tratta di una ulteriore misura ispirata a una visione emergenziale e non strutturale e, come tale, non idonea a incrementare stabilmente le risorse che confluiscono nel FUN per dare finalmente certezza alla retribuzione dei dirigenti scolastici negli anni a venire. Né, tantomeno, rileviamo misure che consentano di proseguire efficacemente l’azione di armonizzazione della retribuzione dei dirigenti della scuola con quella degli altri dirigenti dell’area “istruzione e ricerca”. Permane, dunque, una distanza iniqua e irragionevole, specie se riguardata alla luce delle responsabilità e dei compiti gravanti sulla dirigenza delle scuole chiaramente evidenziati dall’attuale emergenza.
Siamo ben consapevoli del fatto che questa emergenza sia l’ineludibile sfondo della legge di bilancio. Ma dobbiamo constatare, ancora una volta, che la politica non riesce a compiere scelte di campo coraggiose e prospettiche che delineino per il futuro, proprio a fronte delle incertezze del presente, un nuovo perimetro di azione per le istituzioni scolastiche. L’emergenza, in altri termini, ha chiaramente dettato delle opportunità che purtroppo la legge di bilancio non ha pienamente colto.
Anche – e soprattutto – nella burrasca, la sola navigazione a vista non è sufficiente.