‘Misurare per migliorare’: è questo lo slogan che sintetizza l’impegno di CIDA nei confronti del mondo della scuola. A farsene portavoce è stata oggi Licia Cianfriglia, vicepresidente della Confederazione, in un incontro con il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
“Riteniamo che vi siano evidenti aree di criticità del nostro sistema d’istruzione nel suo complesso, sulle quali si può intervenire: risorse (finora poche e/o mal distribuite), assenza di incentivi al miglioramento, distanza (anche culturale) tra mondo della scuola e mondo del lavoro e tra scuola e università, presenza di poche università di livello internazionale, qualità della didattica, reclutamento e preparazione del personale. A parere di CIDA, occorre un’ampia diffusione di una cultura della valutazione a tutti i livelli del sistema educativo, costruendo processi di accountability che riguardino i contesti organizzativi, le performance del personale, i risultati di apprendimento degli studenti.
“Siamo convinti che il governo dei processi di miglioramento è responsabilità del dirigente di ciascuna scuola, che dovrà pertanto essere dotato di strumenti, tuttora assenti, di valutazione e gestione del personale adeguati all’obiettivo. È indispensabile un sistema di valutazione del personale e la costruzione una carriera docente ad esso connessa, che realizzi un middle management irrinunciabile per la gestione della complessità attuale di ciascuna scuola. All’interno di tale sistema, il Direttore dei servizi generali e amministrativi e lo staff dei docenti che coadiuvano il dirigente, devono trovare specifica e autonoma collocazione, per superare gli squilibri del sistema organizzativo che tendono a concentrare sul dirigente scolastico un eccessivo numero di incombenze gestionali, in contrasto con quanto avviene in tutto il mondo del lavoro pubblico e privato. Sempre in tema di personale, l’annosa questione del precariato a scuola, causa di discontinuità educativa e del complicato avvio di ogni anno scolastico, non può trovare altra efficace soluzione, a nostro avviso, che attribuendo potere di assunzione alle singole scuole, senza negare il ruolo determinante del concorso, che va velocizzato per tutti i profili.
“Se, in termini generali, l’obiettivo di CIDA è quello di ridare dignità alla scuola, offrendo a tutti le stesse opportunità di partenza, configurando la scuola pubblica quale ascensore sociale e facendo sì che la professione docente torni a essere ambita, sia dal punto di vista retributivo che come meccanismo di carriera, non ci sfugge l’urgenza di interventi immediati e concreti.
“Il primo, in ordine di priorità – ha sottolineato la vicepresidente di CIDA – è quello della messa in sicurezza degli edifici, per garantire l’incolumità delle persone che li vivono. Per questo va coordinato un Piano efficace di interventi a partire dell’istituzione di un’anagrafe dei solai mediante una banca dati gestita dal Ministero, in veste di cabina di regia nei confronti degli enti locali.
“Seguono poi una serie di azioni non più procrastinabili e così sintetizzabili: eliminare le interferenze tra competenze dirigenziali e competenze collegiali, la cui disciplina risale a quasi 50 anni fa, intervenendo sul Testo Unico; riaprire subito la stagione contrattuale anche per superare l’inaccettabile iniquità tra le retribuzioni dei dirigenti della scuola e degli altri dirigenti dell’area.
“Restando nell’attualità, per quanto riguarda la proposta di prolungare l’anno scolastico nel tentativo di colmare le lacune educative provocate dalla pandemia, pensiamo che sia preferibile affidarne la soluzione alle singole scuole autonome dotate di finanziamenti adeguati e invece a livello generale concentrarsi sulla qualità dell’insegnamento. CIDA constata l’incapacità del sistema attuale di fornire risposte adeguate agli studenti a causa della prassi didattica generalmente anacronistica, eccessivamente basata sulla lezione frontale e fonte di disinteresse e dispersione da parte degli alunni. Ne deriva l’urgenza di attuare un piano di aggiornamento capillare e massivo per i docenti in modo da fornire loro le competenze per realizzare una didattica attiva, partecipativa, motivante e arricchita dalle tecnologie emergenti. Va introdotto un modello di formazione continua, per effettuare scelte consapevoli e indirizzarsi verso le professioni (e quindi i percorsi di studio) più richiesti dal mercato.
“Per questo è importante l’esperienza dell’Alternanza scuola-lavoro (oggi PCTO). Da questo punto di vista, andrebbe di nuovo potenziato il canale della formazione in contesto lavorativo, anche tornando a chiamarla col nome che le è proprio. Su questo tema è necessario fuggire dagli ideologismi e ragionare a partire dai risultati concreti e dai dati di fatto. Le associazioni di dirigenti si sono spese fortemente per qualificare i percorsi di Alternanza Scuola Lavoro, ma il depotenziamento di questa in sede politica ha fatto quasi ovunque mettere in stand by un buon numero di esperienze su cui si erano registrate disponibilità da parte di dirigenti di diverse associazioni e federazioni, con un impegno a favore dei giovani. In quest’ultimo ambito di impegno, CIDA conferma la propria disponibilità a spendersi con docenze e varie forme di counseling o mentoring, perché anche questa è una dimensione cruciale per rilanciare in senso qualitativo il mondo dell’istruzione nel nostro Paese”, ha concluso Cianfriglia.