Il 16 settembre scorso il Ministro Bianchi ha firmato l’Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2022. In esso vengono individuate le priorità politiche sulle quali agirà il Ministero per l’anno 2022 e per il triennio 2022-2024 “definite in coerenza con i documenti di programmazione economico-finanziaria, in particolare con il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021, con le azioni definite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals-SDGs) definiti dall’ONU con l’Agenda 2030, con il quadro regolatorio applicabile al Sistema nazionale di istruzione e formazione, nonché con la vigente normativa in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione nelle Amministrazioni pubbliche”.
Sono otto le priorità individuate, ciascuna delle quali articolate su più linee di azione:
- garantire il diritto allo studio per tutte le studentesse e tutti gli studenti
- potenziare l’offerta formativa nelle scuole di ogni ordine e grado
- promuovere processi di innovazione didattica e digitale
- promuovere politiche efficaci per la valorizzazione del personale scolastico
- investire sull’edilizia scolastica e ripensare gli ambienti di apprendimento in chiave innovativa
- autonomia scolastica e valorizzazione del sistema nazionale di valutazione
- investire sul sistema integrato 0-6
- rafforzare la capacità amministrativa e gestionale del Ministero.
Si tratta di aree strategiche in stretta connessione con una delle grandi sfide che il sistema Paese affronterà nei prossimi anni attingendo alle risorse del PNRR: garantire concretamente – in termini migliorativi e innovativi – un’istruzione di qualità, equa e performante anche nel mercato del lavoro.
Il documento, pertanto, esplicita quanto già previsto dal PNRR integrandolo con riferimenti al SNV, alle determinazioni sull’inclusione scolastica e agli strumenti che il Ministero dovrà acquisire per governare al meglio le azioni che daranno attuazione al Piano.
Tuttavia, osserviamo come in un atto comprensibilmente così ambizioso – mai, infatti, si è potuto disporre di risorse economiche di tale portata – non siano affrontati due temi centrali per il rinnovamento e il rilancio del sistema educativo: un modello di nuova governance e il middle management.
Sorprende che manchi il riferimento alla prima questione quando, invece, nel “Patto per la scuola al centro del Paese” del 20 maggio scorso le parti si propongono espressamente di avviare “un processo riformatore volto a definirne le competenze e coordinarle con quelle dei dirigenti scolastici, nell’ambito delle prerogative degli OO.CC., garantendo la libertà di insegnamento”. Non è pensabile, infatti, di dare inizio a un processo di cambiamento della governance delle scuole senza rivederne le regole alla luce del portato normativo degli ultimi venti anni che su di esse ha inciso profondamente.
Circa il tema dell’introduzione del middle management, rileviamo da parte del Ministero un atteggiamento di discontinuità rispetto all’atto di indirizzo per il 2021. Quest’ultimo documento, prendendo atto della crescente complessità della dirigenza scolastica, prospettava apertis verbis la necessità di valutare la definizione dell’area del middle management per la gestione, su delega, di attività di competenza del dirigente scolastico. Tale introduzione, come da noi sostenuto da anni, opererebbe da una parte in funzione dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione delle istituzioni scolastiche, dall’altra nell’ottica della valorizzazione e della progressione di carriera del personale scolastico.
Si tratta di interventi necessari che aspettano da molto tempo di essere affrontati concretamente. L’urgenza della loro soluzione, ancora una volta, non viene colta quando mai, come in questo storico frangente, sarebbe più opportuno inserirli armonicamente nell’impianto sfidante e strategico del PNRR.