“Catastrofe evitata”: questa è la sintesi delle parole del Ministro Bianchi sulla prima settimana di ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia. Ne siamo molto soddisfatti. La soddisfazione, comunque, sarebbe maggiore se il commento fosse sostenuto dai dati del monitoraggio – effettuato la scorsa settimana dallo stesso Ministero – riguardante i contagi e le quarantene di alunni e personale relativi al periodo dal 20 dicembre all’8 gennaio ma non ancora noti. Chiediamo, altresì, la pubblicazione delle statistiche desumibili dalla nuova rilevazione su base settimanale.
Di un dato, però, abbiamo certezza: se la “catastrofe” è stata sino ad oggi evitata lo si deve al lavoro immane dei dirigenti scolastici, dei loro staff, dei referenti COVID, dei collaboratori scolastici e del personale di segreteria. Per essere più chiari, quello appena trascorso è stato l’ennesimo fine settimana che ha visto molti colleghi impegnati, senza soluzione di continuità, nel processare le richieste di tracciamento, nel predisporre le comunicazioni per le famiglie e per gli studenti, nel definire le disposizioni per il personale. Sottolineiamo che l’attività di tracciamento ha carattere sanitario, ha poco a che fare con la dirigenza delle scuole e deriva, essenzialmente, dalla clamorosa latitanza delle ASL e dalla loro inaccettabile propensione a delegare ai colleghi i relativi adempimenti. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: nonostante l’autonomia scolastica non riguardi le misure sanitarie, i dirigenti delle scuole stanno dedicando ad esse tutte le loro energie.
Per di più, le attuali misure di gestione dei casi di positività – derivanti dal combinato del D.L. 1/2022 e della nota interministeriale (istruzione e salute) 8 gennaio 2022, n. 11 – sono farraginose e di difficile applicazione, al punto che lo stesso Ministro Bianchi ha ribadito la necessità di rivederle e migliorarle.
In particolare, l’intera procedura di tracciamento va drasticamente semplificata, curando che sia poi realmente svolta dalle ASL. Altre criticità sono immediatamente rilevabili nel conteggio dei casi positivi all’interno del gruppo/sezione/classe: non si sa se gli adulti vi rientrino; alcune ASL danno indicazioni contrastanti, altre evitano accuratamente di esprimersi. Limiti si manifestano anche nelle operazioni di rientro in classe degli alunni della scuola primaria previa effettuazione del tampone T0, nelle raccomandazioni relative al distanziamento a mensa, ragionevole ma non applicabile, nella difficoltà pratica di verificare la tempistica della vaccinazione degli studenti delle scuole secondarie. Tutto questo provoca evidenti interferenze con l’attività didattica.
Alla luce di tali punti di debolezza, occorre dunque ripensare le sopracitate misure a partire proprio dal T0 – già irrealizzabile quando il numero di contagi era sensibilmente inferiore a quello odierno – che andrebbe superato a favore di soluzioni effettivamente percorribili e che consentano il tempestivo rientro in classe degli alunni. Ad oggi, scuole e famiglie sono paralizzate in attesa del T0, operazione di testing necessaria per l’ammissione alle lezioni in presenza. Peraltro, il dato sulle classi interessate da questa misura sanitaria sfugge alla rilevazione di quelle in DAD/DDI. Infatti gli alunni, se non effettuano il T0, restano in una sorta di limbo e la scuola, paradossalmente, si trova ad attivare, in forza del D.L. 1/2022, una didattica in presenza di cui può immediatamente fruire solo chi di loro, grazie alla disponibilità economica della famiglia, è in grado di sottoporvisi a pagamento. I tempi di attesa delle ASL, tra l’altro, sono estremamente lunghi e questo complica tutto. All’iniquità generata da quel meccanismo si aggiunge il fatto che molte di esse hanno addirittura comunicato esplicitamente di non potere assolvere a tale adempimento costringendo, di fatto, le famiglie a pagare un tampone che, sulla carta, è gratuito.
Infine, va evidenziato che l’efficacia della didattica “mista” nelle scuole secondarie, svolta parte in presenza e parte a distanza con una composizione che varia quotidianamente, è molto discutibile perché presenta problemi di natura metodologica che rischiano di pregiudicarne la validità, specie per le categorie più fragili.
L’ANP continuerà a denunciare questo stato di cose e a sollecitare il decisore politico affinché assuma delle decisioni coerenti con le nostre istanze. Siamo infatti convinti che “potrebbe essere necessario combattere una battaglia più di una volta per vincerla.” Una battaglia che combattiamo per i nostri iscritti e per la scuola tutta.