L’ANP ha partecipato oggi 12 aprile, in modalità telematica, a un incontro indetto dal Ministero dell’istruzione sul reclutamento del personale docente alla luce della Missione 4 del PNRR.
Il Ministro Bianchi ha presieduto l’incontro e illustrato le nuove modalità di reclutamento dei docenti, sula base di un decreto-legge di prossima emanazione che intende attuare quanto previsto dal Piano attraverso la definizione di più percorsi abilitanti, anche allo scopo di assumere entro il 2024 70.000 docenti a tempo indeterminato.
Il Ministro ha sottolineato come la riforma, ridisegnando in senso ampio la formazione iniziale e continua e razionalizzando i percorsi di reclutamento degli insegnanti, miri a innescare forme di supporto all’autonomia e all’innovazione. Questo dovrebbe consentirle di incidere concretamente sul miglioramento del sistema scolastico e di sostenerne i processi di cambiamento.
Sono previsti tre percorsi rappresentativi di altrettante fasi di gestione del reclutamento: la procedura a regime, le soluzioni di natura transitoria e il percorso specifico per i docenti precari.
Su tali canali giocheranno un ruolo determinante gli accordi con gli atenei per la formazione iniziale degli insegnanti e la Scuola di alta formazione prevista dal PNRR.
L’ANP ha sottolineato come l’intelaiatura generale dell’emanando provvedimento di legge riguardi da vicino anche la dirigenza scolastica. Il reclutamento dei docenti e le loro competenze, infatti, rappresentano questioni attinenti al funzionamento del sistema scolastico con ricadute assai significative sulla sua organizzazione.
Circa gli sviluppi di carriera prefigurati dai percorsi illustrati, abbiamo evidenziato l’assenza delle elevate professionalità, così come significativamente introdotte e definite nel recente contratto di comparto delle funzioni centrali. Il provvedimento, infatti, allude a generiche funzioni di sistema rapportate, in realtà, a figure effimere che non contribuiscono a strutturare le scuole e a intercettare la volontà di mettersi in gioco dei tanti docenti che costituiscono, nei fatti, la struttura del middle management.
L’ANP ha poi sottolineato che il vero focus del nuovo sistema non dovrebbero essere tanto gli step assunzionali quanto le modalità di valutazione se si vuole garantire che la classe docente acquisisca e mantenga un elevato standard formativo. Il limite della attuale procedura di selezione dei docenti, infatti, è la prevalente base nozionistica delle prove concorsuali, concepite come una sorta di doppione del percorso di laurea. Di un futuro docente, invece, devono essere valutate la motivazione al proprio lavoro e le competenze relazionali, caratteristiche non necessariamente possedute da un ottimo conoscitore della materia. Esse sole – motivazione e competenze relazionali – permettono infatti di sviluppare nei discenti l’interesse per la propria crescita, attraverso lo studio di una o più discipline. Diversamente, continueremmo a reclutare personale non motivato e poco sensibile alle esigenze educative e relazionali degli studenti.
Un altro snodo cruciale è dato dal precariato che va definitivamente eliminato. Non è pensabile che i meccanismi di reclutamento illustrati consentano di assumere 30.000 docenti per anno, quanti ne servirebbero. Sul punto, l’ANP ha ribadito che alle scuole dovrebbero essere attribuite competenze assunzionali secondo procedure definite per legge.
Sembra tuttavia paradossale che si parli di innovazione e riforma della scuola, ancorché in questo frangente di reclutamento, quando il Documento di economia e finanza (DEF) 2022 esplicita, con raggelante chiarezza, la riduzione degli investimenti destinati alla scuola con un calo, nei prossimi tre anni, dal 4% al 3.5% del PIL, dato addirittura inferiore a quello registrato rispetto al PIL del 2015.
Anche se è vero che la pandemia ha dato origine a un notevole flusso di risorse economiche verso la scuola, esso è stato dettato dall’emergenza e in gran prevalenza intercettato dalla necessità di attuare le misure ad essa connesse.
La scuola al centro del Paese, la scuola quale costruttrice del capitale umano, la scuola pietra d’angolo per la rinascita del Paese: dinanzi ai nudi dati, il decisore politico appare molto poco convinto delle parole di cui si era fatto orgoglioso portatore.
Per evitare che l’Italia non sia un Paese per giovani occorrono fatti, non parole.