L’introduzione dell’insegnamento dell’educazione motoria a partire dall’a.s. 2022/23, per le classi quinte della scuola primaria in attuazione dell’art. 1, cc. 329 e ss., della legge 30 dicembre 2021, n. 234, pur meritoria nella sostanza, sta ponendo non poche difficoltà alle istituzioni scolastiche interessate dalla riforma.
Si ricorda, infatti, come da ultimo specificato dal Decreto interministeriale n. 90 dell’11 aprile 2022, che tale insegnamento è introdotto “in ragione di non più di due ore settimanali di insegnamento aggiuntive, per le classi che non adottano il modello del tempo pieno nelle quali sia introdotto l’insegnamento, rispetto all’orario di cui all’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89. Le classi che adottano il tempo pieno mantengono l’orario in essere anche quando interessate dal nuovo insegnamento, quantificato in ragione di non più di due ore settimanali” (art. 1, c. 1).
Ebbene, nelle classi che non adottano il modello del tempo pieno l’innalzamento tout court da 27 a 29 ore determina serie difficoltà organizzative. Stando alla lettera della norma, infatti, si impone una rimodulazione oraria del servizio che comporta, a sua volta, una serie di interventi sui quali il dirigente scolastico, per quanto possa investire energie e proporre soluzioni, non ha diretta responsabilità. Si pensi, ad esempio, alla necessaria connessione con i servizi erogati dal Comune quali il trasporto, la mensa, l’assistenza educativa alunni con disabilità.
Occorre chiarire una volta per tutte come intendere le “non più di due ore aggiuntive” nelle classi con modello di tempo normale, posto che in alcuni casi (nel Lazio, ad esempio) lo spezzone di educazione motoria ha assorbito parte delle ore di posto comune. Soprattutto nelle situazioni – molto frequenti – in cui i servizi di competenza dell’ente locale potrebbero non essere garantiti.
Il legislatore ha introdotto una riforma di valore, come si è detto, ma essa perde vigore e, soprattutto, sostanza se non accompagnata dalla predisposizione degli strumenti per darle concreta attuazione.
Il Ministero non si è mai espresso sul punto fornendo quelle necessarie indicazioni che potrebbero supportare i dirigenti nella soluzione di problematiche che investono l’organizzazione delle scuole e delle famiglie, coinvolte in modifiche orarie introdotte in forza di una riforma.
L’anno scolastico 2022/2023 è alle porte: che il Ministero batta finalmente un colpo.