Data la situazione di confusione pretestuosamente e demagogicamente creata sulla determinazione delle fasce di complessità delle scuole per il prossimo anno scolastico, l’ANP ritiene opportuno illustrare in dettaglio la propria proposta presentata al Ministero per rivedere i criteri di graduazione delle scuole stesse. Essa mira a individuare criteri più rispondenti alla complessità delle scuole, come fin da subito richiesto dai nostri iscritti, in modo da rappresentarle ben più realisticamente di quanto avvenuto finora.  

È bene chiarire subito che tale operazione è preliminare alle altre in quanto: 

  • innanzitutto, si devono stabilire i criteri per la graduazione delle scuole, così da rilevarne la complessità e formare una graduatoria 
  • solo successivamente si possono ripartire le scuole in fasce, secondo criteri di equità, basandosi sulla graduatoria 
  • la terza e ultima operazione è quella di attribuire a ogni fascia un determinato valore della parte variabile della retribuzione di posizione, ovviamente prevedendo una clausola di salvaguardia come già fatto lo scorso anno, per prevenire qualsiasi arretramento retributivo 

Pertanto, prima devono individuarsi i criteri di graduazione, poi occorre determinare le soglie per l’accesso a ciascuna fascia e solo infine ci si può occupare del valore economico di ogni fascia. 

Inoltre, è necessario ricordare che mentre la prima e la seconda operazione – criteri e fasce – sono oggetto di confronto con l’Amministrazione, solo la determinazione della parte variabile della retribuzione di posizione è oggetto di contrattazione. È evidente che quest’ultima non può essere avviata senza che l’Amministrazione abbia concluso il confronto sulle prime due fasi e rese note le proprie determinazioni al riguardo. 

Nel prosieguo, analizziamo separatamente la nostra posizione su ciascuna operazione. 

  1. Graduazione delle istituzioni scolastiche 

Che i criteri attuali, elaborati a luglio del 2022, non restituiscano un’immagine aderente alla realtà della complessità delle istituzioni scolastiche è riconosciuto da tutti, per tre ragioni fondamentali: 

  • non viene valorizzata adeguatamente la dimensione delle scuole, in quanto il relativo punteggio è particolarmente limitato 
  • non si tiene conto di molteplici indicatori, con uno scollamento evidente dalla realtà delle istituzioni scolastiche 
  • non si tiene conto del dimensionamento già in atto che, in tutta evidenza, accresce la complessità di numerose scuole  

La situazione è talmente insoddisfacente che un anno fa, all’atto della firma dell’ipotesi di CCNI 2023/24, tutte le parti sottoscrissero una dichiarazione congiunta nella quale si impegnavano a rivedere i criteri generali e i parametri numerici per la graduazione delle istituzioni scolastiche, in tempo utile per l’anno scolastico 2024/25. I nostri iscritti in infinite occasioni di confronto interno ci hanno rappresentato le loro giuste doglianze al riguardo. 

Nella riunione del 7 maggio scorso, pertanto, abbiamo prontamente richiesto al Ministero l’apertura del confronto su tali criteri, in modo che la loro revisione avvenisse con tempestività rispetto al 1° settembre 2024. 

Il Ministero, dando seguito alla nostra richiesta, ha convocato le parti lo scorso 20 maggio e, in tale occasione, l’ANP ha presentato la propria proposta di revisione dei criteri suddetti. Essa è nettamente migliorativa dei criteri attuali, perché risolve le criticità sopra evidenziate: 

  • si aumenta il punteggio relativo alla dimensione delle istituzioni scolastiche, in modo da evitare che tale parametro sia sottovalutato, con particolare attenzione al punteggio assegnato alla presenza di alunni disabili 
  • si introduce la valutazione di numerosi profili attualmente non considerati: la presenza dell’indirizzo musicale nella scuola secondaria di 1° grado, il ruolo di scuola capofila per la formazione e di capofila per gli ITS, il parametro della responsabilità amministrativa (a maggiori fondi assegnati corrisponde una maggiore complessità)
  • viene introdotta la considerazione del contesto socio-territoriale, da noi ritenuta molto significativa nella rilevazione della complessità delle scuole 

L’ANP avrebbe voluto proporre, inoltre, un criterio per considerare l’effettiva distanza fra i plessi, misurando i tempi di percorrenza fra la sede centrale e ciascun plesso, ma per quest’anno vi ha rinunciato a causa della ristrettezza dei tempi. Ristrettezza, peraltro, non dipendente dalla nostra volontà. Detta misurazione è tecnicamente possibile con le tecnologie odierne ma necessiterebbe di tempi non compatibili con l’avvio del prossimo anno scolastico. In proposito, chiederemo che tale criterio sia introdotto a partire dall’anno scolastico 2025/26, in luogo del semplice conteggio dei plessi che non riteniamo soddisfacente. 

La nostra proposta è stata analizzata dal Ministero che, dopo averne verificato gli effetti, ha fornito due importanti informazioni durante l’incontro del 29 maggio: 

  • risulta riequilibrato il rapporto fra istituzioni scolastiche, con superamento della situazione di attuale sfavore per le scuole del primo ciclo 
  • si è allargata la distribuzione dei punteggi, a riprova del fatto che i criteri proposti dall’ANP sono migliorativi; la distribuzione attuale, infatti, comporta l’addensamento di molte scuole in un intervallo molto ristretto e aver allargato la distribuzione si traduce in una graduazione migliore e maggiormente aderente alla reale complessità delle istituzioni scolastiche 

Nel prossimo incontro ci attendiamo che l’Amministrazione chiuda il confronto aperto dalla richiesta dell’ANP – dato che la durata massima del confronto, come previsto dal vigente CCNL di Area dirigenziale, è pari a quindici giorni – e comunichi alle OO.SS. le proprie determinazioni unilaterali sui criteri di graduazione della complessità delle istituzioni scolastiche e sulle soglie di accesso a ciascuna fascia 

2. La determinazione delle fasce 

Veniamo ora alla questione della determinazione delle soglie dei punteggi necessari per la collocazione di ogni istituzione scolastica in una fascia determinata. 

Si potrebbe a prima vista pensare che, una volta stabiliti i criteri, calcolati i punteggi e stilata la graduazione delle scuole, la scelta più ragionevole sia quella di ripartire il numero delle scuole in parti uguali nelle varie fasce. Tale ipotesi, per quanto possa sembrare intuitivamente la migliore, risulta invece del tutto inaccettabile perché produrrebbe, se applicata, gravi iniquità tra i colleghi. Ciò perché la distribuzione delle scuole rispetto alla graduazione dei punteggi non è uniforme ma si concentra, per un banale e ben noto effetto statistico, nella fascia centrale dei punteggi, lasciando più “sgranate” la parte iniziale e quella finale della graduatoria. 

Invece, per ottenere la ripartizione più equa possibile e cioè in grado di retribuire con la medesima parte variabile della retribuzione di posizione i colleghi con punteggi vicini tra loro, occorre procedere diversamente, calcolando due valori (si può fare con Excel): 

  • la media aritmetica di tutti i punteggi ottenuti dalle scuole 
  • la deviazione standard, ovvero la “distanza media” fra i punteggi 

Il più equo valore di soglia della fascia A si ottiene aggiungendo alla media la deviazione; il più equo valore di soglia della fascia B si ottiene sottraendo dalla media la deviazione. Solo in questo modo si riesce a dividere l’intervallo di punteggi in fasce omogenee, senza creare troppa disparità di complessità a parità di retribuzione fra la prima e l’ultima scuola della medesima fascia. Solo così si combatte davvero l’iniquità retributiva. Tutto il resto è demagogia. 

Ovviamente, non è necessario rispettare rigidamente il suddetto criterio matematico senza considerare anche la variabilità dei parametri e la peculiarità del lavoro dei dirigenti scolastici. L’ANP ritiene, di conseguenza, che detto calcolo debba costituire solo il punto di partenza per stabilire soglie eque e ragionevoli.  

Il miglior esempio è proprio quello relativo alla distribuzione in vigore per l’anno scolastico 2023/24. La media dei punteggi è 52 e la deviazione standard 13. Ne segue che il valore matematicamente più equo per la soglia minima della fascia A risulta pari a 65 e quello corrispondente per la fascia B è pari a 39. In concreto, però, la soglia per la fascia A è stata poi fissata a 62, mentre quella per la fascia B è rimasta fissata a 39. Tre punti in meno per l’appartenenza alla fascia A, nella situazione dell’anno scorso, non hanno comportato grandi scostamenti da una situazione di sostanziale equità ma hanno consentito a un maggior numero di scuole di essere collocate nella fascia più alta. 

In altre parole, dopo la revisione dei criteri di assegnazione dei punteggi, l’ANP chiede che la determinazione delle fasce 2024/25 avvenga con lo stesso identico metodo utilizzato lo scorso anno. I valori di soglia che ieri sono stati impropriamente diffusi e spacciati per tali, infatti, non corrispondono ad alcuna proposta – né dell’Amministrazione né dell’ANP – ma ad una semplice simulazione matematica effettuata come illustrato prima e, come si è detto, vanno poi adeguatamente corretti. 

Nella simulazione presentata dall’Amministrazione, per effetto dell’incremento dei punteggi previsti per alcune voci e per l’introduzione di ulteriori voci che danno diritto a punteggio, i valori della media e della deviazione standard aumentano notevolmente e corrispondentemente devono salire anche i valori, del tutto ipotetici, delle soglie per l’attribuzione della fascia. 

Lo stesso, però, accadrebbe se si decidesse di non cambiare i criteri per i punteggi mantenendo quelli attuali, perché cambierebbero comunque la media dei punteggi e la loro deviazione. In definitiva, parlare di soglie di fascia senza prima aver definito i criteri per l’attribuzione dei punteggi è del tutto fuorviante ed errato, perché le soglie non si determinano a priori ma, unicamente, sulla base della graduazione prodotta dai criteri che l’Amministrazione deciderà di adottare. 

Solo sulla base di tale decisione, al termine del confronto in corso, sarà possibile determinare correttamente le soglie per attribuire ai colleghi le fasce in modo equo. 

3. La determinazione della parte variabile della retribuzione di posizione 

Tutto ciò di cui abbiamo parlato finora non è oggetto di contrattazione, ma solo di confronto. Pertanto, è l’Amministrazione che, dopo aver sentito le parti, alla fine decide unilateralmente la propria posizione e la mette in atto mediante decreto. 

La determinazione del compenso previsto per ciascuna fascia di complessità, una volta che ad ogni scuola sia stata attribuita quella decisa dall’Amministrazione, è invece oggetto di contrattazione. Da un certo punto di vista, non dovremmo ancora neanche parlarne, dal momento che l’Amministrazione non ha ancora deciso alcunché su criteri e soglie di accesso alle fasce; tuttavia, riteniamo opportuno anticipare quelle che saranno le nostre proposte in merito. 

L’obiettivo che ci proponiamo è – in piena coerenza con la nostra pluriennale politica di armonizzazione retributiva all’interno dell’area contrattuale di appartenenza – l’aumento della parte variabile della retribuzione di posizione. Quella fissa è determinata dal CCNL e aumenterà dopo la sottoscrizione definitiva del CCNL 2019/21 già fsiglato in ipotesi. L’obiettivo dichiarato sarà effettivamente raggiungibile se l’Amministrazione accetterà le nostre proposte sui criteri di complessità. 

Il FUN 2024/25, infatti, pur essendo leggermente inferiore a quello del 2023/24, consente di disporre, paradossalmente, di maggiori risorse a causa della drastica diminuzione delle reggenze dovuta al dimensionamento. In altre parole, è possibile ridistribuire la parte di FUN occorrente per il pagamento delle reggenze fra tutti i colleghi, invece di destinarlo solo ad alcuni. A tale riguardo, è bene evidenziare che l’ANP persegue da sempre l’obiettivo di ridurre, se non eliminare, le reggenze. 

Purtroppo non è possibile quantificare tale aumento senza conoscere i criteri decisi dall’Amministrazione; è per l’ANP irrinunciabile, tuttavia, che un aumento ci sia per ciascuna fascia e che sia consistente. Sicuramente, rifuggiremo da soluzioni solo apparentemente premianti che puntano all’appiattimento retributivo, in spregio della diversità dei carichi di lavoro. Altrettanto sicuramente, nessun collega perderà nulla in costanza di incarico grazie alla clausola di salvaguardia. 

L’ANP difende da sempre, con coerenza e serietà, il lavoro dei colleghi e la loro retribuzione. Nel farlo, ha sempre adottato il principio guida del “cuique suum”. Il grande risultato del miglioramento retributivo ottenuto negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Continueremo a comportarci così. 

Per essere coerenti è necessario essere seri. 

La demagogia, invece, non necessita di alcuna qualità.