Oggi, 11 luglio 2024, è stato presentato il Rapporto INVALSI 2024.
Gli esiti delle prove, effettuate nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 31 maggio 2024 da quasi due milioni e mezzo di studentesse e di studenti – siamo i primi in Europa per il numero di alunni coinvolti – hanno registrato una netta inversione di tendenza rispetto ai risultati degli ultimi anni.
Si tratta di primi, assai significativi e assai diffusi, segnali di ripresa. In alcuni territori e su certi indicatori, in precedenza marcati da criticità molto severe, si sono raggiunti livelli pari a quelli prepandemici se non, addirittura, migliori.
Non vengono meno i divari tra aree geografiche, non solo tra Nord e Sud (a volte tra Nord, Centro e Sud), ma anche tra regioni o province, così come persistono le disuguaglianze connesse al contesto socio-economico e culturale delle famiglie degli alunni. Il sistema scolastico non è ancora equo e in tanti contesti non riesce a compensare gli effetti del peso del contesto di provenienza. Si mantengono, infine, ampie forbici tra macro-indirizzi di studio nelle scuole del secondo ciclo d’istruzione, come può evincersi, in modo particolare, negli esiti dell’italiano.
È indubbio, però, che su indicatori strategici per la tenuta del sistema, quali quelli della dispersione implicita ed esplicita, i risultati fanno ben sperare. Sulla prima si passa dall’8,7% del 2023 al 6,6% attuale, dato persino migliore rispetto a quello della fase pre-emergenziale; sulla dispersione esplicita, poi, la previsione per il 2024 è pari al 9,4%, esito addirittura inferiore all’obiettivo connesso al PNRR – 10,2% entro il 2026 – tramite l’Investimento 1.4 e la riforma dell’orientamento. Con tali risultati si può verosimilmente pensare di raggiungere molto per tempo l’obiettivo che l’Italia si è imposta per il 2030, ovvero ridurre l’abbandono scolastico al di sotto del 9%. Su quasi tutte le competenze di base rilevate e in tutte le cinque macroaree del Paese i miglioramenti sono tangibili, con dati che, specie nel Centro-Sud e nelle isole, registrano balzi in avanti sino a otto punti di percentuale.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato con grande favore i dati, ancorandoli anche alle molteplici iniziative varate dall’Amministrazione in questi ultimi mesi. Ha fatto riferimento, in modo particolare, all’Agenda Sud, alla neonata Agenda Nord – quanto mai necessaria per sanare le criticità emerse nelle periferie del Nord – e alle misure per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri previste dal D.L. n. 71/2024. Ma ha pure richiamato la necessità di dare piena applicazione alle disposizioni sull’orientamento, estendendo le figure dei tutor e degli orientatori nella scuola secondaria di rimo grado, di potenziare la didattica innovativa, di incrementare l’istruzione tecnica, di formare il personale decente per la gestione delle innovazioni e di investire sulle innovazioni per gli alunni disabili.
La prima analisi dei dati dà atto alle scuole, ai dirigenti e al personale docente del mastodontico lavoro sin qui da loro svolto, superando le dure prove della pandemia e impegnandosi strenuamente nelle gravose attività del PNRR. Avere la cartina di tornasole – vincente – di un così corposo sforzo non può che restituire fiducia alle scuole. Scuole alle quali si dovrà continuare a dare risorse, indipendentemente dal PNRR, per proseguire il piano di miglioramento che si traduce nel miglioramento del Paese.
Leggere contesti, illustrare i fatti, dare prospettive è il compito dell’INVALSI che si rivela, a nostro parere, sempre più prezioso e indispensabile: come faremmo se non avessimo dati?
Spetta ora al decisore politico agire assecondando il progresso rilevato e rendendo strutturale il cambio di passo della scuola italiana.