Oggi l’ANP ha partecipato al ciclo di audizioni che si sono svolte presso la Commissione Giustizia del Senato nell’ambito dell’esame dei disegni di legge in materia di bullismo e cyberbullismo (A.S. 1690, A.S. 1180, A.S. 1275, A.S. 1692, A.S.1743 e A.S. 1747).
In quella sede, ci siamo espressi a favore di una estensione al bullismo delle disposizioni previste dalla legge n. 71/2017 con riferimento al solo cyberbullismo. Così infatti si rafforzerebbe l’attenzione delle scuole al fenomeno e si verrebbe a sancire, in diritto, ciò che già nella realtà spesso accade (nomina di un referente appositamente formato, integrazione del Regolamento di Istituto). In più, questo offrirebbe la possibilità di ricorrere, anche in caso di bullismo, all’ammonimento del Questore, che è strumento di reazione immediata in grado di interrompere la reiterazione della condotta criminosa, propria di detto fenomeno, senza peraltro esporre la vittima a una indagine penale.
Abbiamo tuttavia ribadito che per affrontare al meglio sia il bullismo che il cyberbullismo occorre sostenere e promuovere l’autonomia delle scuole e puntare sulla prevenzione.
La autonomia delle scuole deve essere adeguatamente supportata dalla formazione degli insegnanti, sfruttando anche l’occasione offerta dalla prevista formazione di docenti e dirigenti in materia di educazione civica, affinché le stesse forgino gli strumenti e le procedure interne ritenuti più idonei a prevenire e contrastare i fenomeni di cui si tratta calibrandoli sullo specifico contesto territoriale e sociale.
Per quanto riguarda la prevenzione dei fenomeni, abbiamo insistito sulla necessità del coinvolgimento dei servizi sociali e sanitari a sostegno sia del bullo che della vittima da parte della scuola, non come alternativa all’attivazione del Tribunale per i minorenni (come prevede l’A.S. 1690), ma prima di rivolgersi allo stesso. Ciò consentirebbe di collaborare con i servizi prima di e a prescindere dalla stesura del progetto di intervento educativo da parte del Tribunale, in modo tale da creare la necessaria “saldatura” tra l’azione della scuola, quella dei servizi e quella del Tribunale medesimo. La mancanza di questa saldatura, ad oggi, fa sì che spesso la scuola si trovi a fronteggiare da sola i fenomeni di cui si tratta e a cercare di instaurare un dialogo collaborativo con le famiglie, senza alcun supporto o, nella migliore delle ipotesi, senza alcun coordinamento con gli altri soggetti istituzionali coinvolti.