L’Anp chiama tutti gli interessati ad aderire alla campagna di mobilitazione che ha intrapreso per conseguire l’obiettivo dell’abolizione dell’inutile e anacronistica ritenuta ENAM, che tutti i mesi viene operata sullo stipendio dei dirigenti ex direttori didattici e/o provenienti dall’insegnamento nella scuola elementare, come pure dei docenti della scuola primaria.
Crediamo sia superfluo riproporre le motivazioni dell’iniziativa, già esposte dettagliatamente in passato in occasione di precedenti interventi sull’argomento (si veda, per tutti, la lettera inviata nello scorso febbraio ai vertici dell’INPS e dell’ex INPDAP). Aggiungiamo solo la considerazione che, accanto al danno economico subito per anni in primo luogo dai dirigenti che non hanno mai ottenuto – pur pagando obbligatoriamente la ritenuta – di avvalersi di alcuna prestazione da parte dell’ENAM, si continua per tutti a perpetrare la beffa di una trattenuta a favore di un ente che non esiste più da ormai due anni.
L’iniziativa interessa sicuramente anche i docenti della scuola primaria, in quanto essi stessi obbligati ogni mese a pagare un contributo – quello all’ex ENAM, confluito nell’ex INPDAP, oggi nell’INPS – relativo a prestazioni che già sono erogate in via ordinaria dall’INPS attraverso la sua gestione creditizia e sociale, a tutti di dipendenti delle pubbliche amministrazioni che già versano un contributo per gli stessi servizi mediante l’apposita ritenuta prevista dalla legge. Per i docenti, come per i dirigenti, quindi, esiste un’ingiustificabile duplicazione contributiva, che deve venir eliminata. Una volta cancellato l’inutile balzello, nulla vieta, d’altro canto, che possa essere istituito un contributo facoltativo per tutti i dipendenti pubblici al fine di finanziare attività assistenziali integrative e/o aggiuntive al di là di quelle finora previste, che permettano il conseguimento di più avanzati livelli di welfare.
Riteniamo che, per risolvere il problema, l’unica strada praticabile sia quella dell’iniziativa politica. Com’è noto, infatti, l’ENAM è stato soppresso grazie ad una legge del 2010, che ha però mantenuto in vita la disciplina normativa – risalente al lontanissimo 1947 – in base alla quale è disposta la ritenuta obbligatoria per i maestri e i dirigenti ex direttori didattici. E’ di tutta evidenza, pertanto, che solo una norma di legge potrà eliminarla, come hanno del resto dimostrato a dismisura i vari tentativi inutilmente avviati e fino ad ora falliti sul piano giurisdizionale.
Il momento è particolarmente propizio: la conversione in legge del decreto-legge n. 95 sulla spending review, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, ci offre l’occasione di proporre a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento la presentazione di un emendamento volto ad abrogare le norme che impongono la ritenuta obbligatoria, ossia il DLCPS 21 ottobre 1947 n.1346, la Legge 7 marzo 1957 n. 93, il D.Lgs. n. 297/1994 al comma 2 dell’art. 605. La nostra proposta emendativa è coerente con l’impostazione del provvedimento, tesa a semplificare e razionalizzare i servizi a favore del cittadino.
Ci siamo perciò tempestivamente attivati, con l’invio, ai Presidenti ed a tutti componenti delle Commissioni parlamentari impegnati nella discussione sulla conversione in legge del decreto, ai responsabili scuola dei partiti, nonchè ai ministri competenti ed ai vertici dell’INPS, di una sollecitazione affinché si giunga al risultato atteso..
Per favorire il raggiungimento dell’obiettivo occorre, però, esercitare la massima pressione possibile sulle forze politiche. Per questo, chiediamo a tutti gli interessati di mobilitarsi presso i senatori e deputati di tutti i partiti sul territorio, spiegando le ragioni dell’iniziativa promossa dall’Anp.
Come ulteriore forma di pressione diretta chiediamo a tutti gli interessati di copiare e incollare in una email, con la massima urgenza, il messaggio riportato in allegato (cliccare qui per aprirlo), indirizzandolo ai Presidenti delle Commissioni I (Affari costituzionali) e VII (Cultura e Istruzione) di Senato e Camera, chiamate ad esprimere nei prossimi giorni i loro pareri e ad approvare eventuali emendamenti preliminarmente alla discussione in aula.