Nei giorni scorsi si è appreso che il Giudice del Lavoro di Roma, ha riconosciuto ai dirigenti scolastici vincitori del concorso ordinario il diritto alla retribuzione individuale di anzianità che, in atto, viene attribuita solo ai colleghi inquadrati nel ruolo dirigenziale, provenienti dalla carriera dei presidi.
Nel ricordare che anche i dirigenti scolastici, già presidi incaricati, fruiscono di un assegno ad personam, determinato in ragione del loro specifico pregresso livello stipendiale, non possiamo non puntualizzare i molteplici ed articolati aspetti della questione:
- L’ANP è ovviamente favorevole alla perequazione interna ed esterna dei dirigenti scolastici sia se acquisita attraverso la via “contrattuale” sia se raggiunta per via “giudiziaria”.
- L’ANP si batte per la perequazione dall’inizio del decennio scorso, quando ancora non esisteva chi oggi si auto-attribuisce l’esclusiva in materia e quando gli attuali colleghi vincitori dell’ultimo concorso, vittime della sperequazione, non potevano prevedere che anch’essi sarebbero stati coinvolti nell’ingiustizia retributiva che all’epoca sembrava dover penalizzare solo i dirigenti scolastici ex presidi incaricati. Quella penalizzazione fu evitata – è bene ricordarlo – proprio per l’impegno fermo e coerente dell’Anp.
- Nessuna lezione su come si fa sindacato possiamo accettare da chi critica l’ANP per avere sottoscritto il CCNL area V del 15/7/2010, lasciando irrisolto il problema della perequazione. Chi oggi ci critica con toni accesi dovrebbe spiegare almeno come:
- avrebbe ottenuto la firma del CCNL da parte dell’ARAN, avanzando proposte dal costo economico superiore a quello per il quale l’ARAN era stata autorizzata a trattare e a sottoscrivere il contratto;
- avrebbe risolto i casi di incapienza di molti fondi regionali destinati alla retribuzione accessoria;
- avrebbe impedito l’atto unilaterale del MIUR in caso di mancato accordo tra OOSS e ARAN;
- avrebbe evitato, in caso di mancata firma, il blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, introdotto dal D.L. 31/5/2010 n. 78.
- L’ANP, con la sottoscrizione dell’ultimo CCNL, ha operato nell’interesse di tutti dirigenti scolastici, coniugando al massimo livello possibile ragione e responsabilità, come è dimostrato dall’attuale situazione economica, sociale e politica: anche più pesante di quella che veniva prospettata nel 2010. Oggi, la gravità delle condizioni economiche del paese dimostra che, se si fossero seguiti i proclami dei “sindacalisti intransigenti” (sostenitori del rinvio o del rifiuto del contratto), i dirigenti scolastici non avrebbero trovato nulla da negoziare e, ugualmente, non avrebbero raggiunto l’obiettivo della perequazione!
- L’ANP sta vagliando strumenti e modi per continuare ad assicurare la piena tutela degli interessi dei dirigenti scolastici in tutte le sedi percorribili. L’assenza di scadenze perentorie entro cui proporre eventuali atti impugnativi consente che la valutazione della complessa materia avvenga con un supplemento di analisi delle norme legislative e contrattuali più idonee alla difesa concreta e realistica degli interessi dei capi di istituto.
- La pronuncia del Giudice del Lavoro è favorevole ma, purtroppo, interlocutoria. Per questa situazione di incertezza l’ANP non può non esprimere una doverosa cautela, dettata esclusivamente dal rapporto di lealtà e di trasparenza verso i suoi iscritti. Del resto, qualche dubbio sugli sviluppi della questione trapela anche da un commento di quanti oggi lanciano proclami bellicosi: «….Certamente, la dir-presidi-scuola è consapevole che l’ineludibile via contenziosa sarà irta di ostacoli, a cominciare dal sicuro appello da parte del MIUR, non costituitosi e restato contumace in primo grado, di una sentenza idonea a sortire effetti esplosivi, a macchia d’olio, in lungo e in largo lo stivale» [comunicato del 10 dicembre ore 11.46].