I media in questi giorni stanno ampiamente trattando il caso della famiglia finlandese che ha fatto i bagagli e ha lasciato la Sicilia a causa di una scuola ritenuta inadeguata alle necessità dei figli.
Nei confronti della scuola, della dirigente e dei docenti si è scatenata una gogna mediatica, semplicistica e ingenerosa dalla quale intendiamo prendere le dovute distanze.
L’ANP, prescindendo dal caso contingente, auspica l’avvio di un serio dibattito sullo stato del nostro sistema educativo.
Alla necessità di una nuova didattica abbiamo dedicato, alla vigilia delle ultime elezioni politiche, un articolato documento – “La scuola che vogliamo” – che, partendo dalla realtà delle nostre scuole delinea prospettive, avanza proposte e formula obiettivi realisticamente raggiungibili.
Gli ultimi anni, non è una sorpresa per nessuno, hanno messo il nostro sistema scolastico a dura prova e ci hanno resi ancor più consapevoli dei suoi limiti e dei suoi pregi.
È evidente la necessità di una completa revisione di strumenti, metodi e contenuti. Dobbiamo quindi lavorare tutti insieme per mettere a sistema le buone pratiche – che esistono in gran numero! – e introdurre nuovi percorsi didattici, più al passo coi tempi, che siano in grado di suscitare interesse, impegno e motivazione in alunni e studenti.
Il modello finlandese, per tornare alla polemica di questi giorni, è sicuramente all’avanguardia e ha tracciato una strada da percorrere ma noi dobbiamo trovare la “via italiana” al rinnovamento della didattica, senza subalternità ideologiche e frettolose repliche.
Qualunque sia la direzione che vogliamo intraprendere, non possiamo prescindere da una campagna di formazione dei docenti che sia al contempo massiccia e capillare: non possiamo lasciare indietro nessuno.
Sentiamo, mai come in questo momento, il dovere di garantire a tutti gli alunni una scuola aperta e inclusiva che li aiuti a crescere, a socializzare e a diventare sé stessi: cittadini consapevoli e capaci.