Il decreto cautelare 3778/2024, pubblicato il 14 agosto e pronunciato dal Presidente della Sezione Terza Bis del TAR per il Lazio ai sensi dell’articolo 56 del cpa, ha sospeso l’efficacia della graduatoria del concorso riservato a dirigente scolastico. 

L’ANP, di fronte a questa situazione, ritiene necessario sviluppare alcune considerazioni. 

Innanzitutto, nell’assoluto e doveroso rispetto che abbiamo per le decisioni della Magistratura, va ricordato che il decreto in questione ha natura cautelare e che deve essere obbligatoriamente vagliato dalla Sezione nella sua collegialità. Questo avverrà in data 5 settembre e fino a tale data vige la suddetta sospensione di efficacia. 

Il Ministero presumibilmente depositerà quanto prima – forse già lunedì 19 agosto – la sua impugnazione del decreto per il tramite dell’Avvocatura Generale dello Stato. 

L’interesse ministeriale è ovvio e coincide con quello collettivo: garantire il regolare avvio dell’anno scolastico, evitando di assegnare le tante reggenze, ben 519, che sarebbero necessarie se il concorso riservato fosse annullato. 

Per inciso, questo è anche l’interesse della categoria perché nessun collega, salvo pochissime eccezioni, ha intenzione di sobbarcarsi la direzione di una seconda scuola. 

In secondo luogo, va evidenziato che la storia si ripete invariabilmente ormai da decenni: ogni concorso a DS è accompagnato da polemiche e ricorsi, ogni volta si creano fazioni contrapposte, ogni volta qualche studio legale lucra congruamente, ogni volta c’è chi sposa la causa di alcuni; contro altri, ovviamente. 

Sembra un copione scritto ad arte per favorire e inasprire la frammentazione della categoria dei dirigenti delle scuole che al contrario, in quanto poco numerosa, dovrebbe perseguire strenuamente l’obiettivo dell’unitarietà quale irrinunciabile presupposto per migliorare le condizioni di lavoro. 

D’altronde, la massima del “divide et impera” l’hanno inventata e praticata i nostri antenati Romani che, in materia di gestione del potere, sono ancora insuperati. 

Per l’ANP, la difesa e la tutela della categoria sono assolutamente e indefettibilmente prioritarie su tutto il resto. È inammissibile, oltre che irragionevole, prendere le parti di alcuni contro altri, come già ribadito in occasione dell’acceso dibattito sulle fasce di complessità delle scuole. Come ha sempre fatto, l’ANP individua invece gli interessi comuni e mette in atto politiche volte a proteggerli. Con chiarezza e trasparenza. 

In questa poco felice vicenda che, una volta di più, mette sotto accusa i concorsi – ormai sempre più fallimentari come tutti possono constatare con i propri occhi – non sono utili le considerazioni circa la differente selettività dei vari percorsi di reclutamento. Se ci si lascia trascinare da esse, infatti, si giunge inevitabilmente ad attribuire ai colleghi una onorabilità differenziata e questo è disastroso dal punto di vista politico-sindacale perché indebolisce terribilmente la categoria e ne frustra le possibilità di miglioramento. I colleghi sono tali perché hanno superato un percorso assunzionale previsto da una legge e, quindi, sono un po’ come i figli di Filomena Marturano: tutti uguali. 

L’ANP ha tante volte, nei decenni, proposto di apportare sostanziali modifiche migliorative alle procedure concorsuali in vigore e, pertanto, è oggi libera da condizionamenti di sorta nell’affermare che anche quelle non condivise hanno piena legittimità in quanto derivano da norme primarie. 

Appena il testo del ricorso ministeriale sarà reso noto, l’ANP valuterà l’utilizzo degli strumenti offerti dall’ordinamento per tutelare al massimo livello gli interessi dei propri iscritti. Della cosa, come sempre, forniremo loro tempestiva informazione.